giovedì 9 gennaio 2014

Il Piano Regionale delle Attività di Cave ( PRAC) un "affare" per i soliti cavatori, dopo 31 anni di attesa

Presentato oggi in Provincia  il nuovo PRAC.
Ci hanno messo veramente poco, solo più di 30 anni.....
 
Nel settore estrattivo, compito fondamentale della Regione è quello della pianificazione delle attività di cava attraverso lo strumento del Piano Regionale delle Attività di Cava (PRAC) previsto dall’art. 4 della L.R. 07.09.82, n. 44.
La Giunta Regionale, preso atto del fatto che la Regione non si è ancora formalmente dotata di un piano, con provvedimento n.882 del 21.06.11 ha disposto l’avvio delle attività per la formazione di una nuova proposta di PRAC.
Con deliberazione n. 2015 in data 4 novembre 2013 la Giunta Regionale ha quindi adottato il Piano Regionale delle Attività di Cava (PRAC), che regola le attività estrattive per i materiali sabbia e ghiaia, detrito e calcari per costruzioni, e avviato la fase di pubblicazione e di raccolta delle osservazioni

Quella dell'attività di cava è un problema che, nella provincia di Treviso, si intreccia con il grande tema del consumo del territorio.
In questi anni e decenni l'escavazione e il consumo di suolo hanno marciato e colpito assieme. L'intreccio tra le due questioni è esemplarmente rappresentato nel progetto, fortunamente tramontato, della mega cementificazione di Barcon di Vedelago. E' ancora vivo e presente nell'ipotesi di nuovo casello a Santa Lucia di Piave.
La questione delle cave è perciò già pesante e grave in sé, e inoltre si porta dietro una delle grandi questioni che stanno di fronte alla politica e alle amministrazioni trevigiane e venete, cioè il governo rispettoso e sostenibile del territorio.
Attorno alla questione della quantità e della localizzazione delle escavazione ci sta tutta una serie di altre questioni rilevanti da affrontare. E' mai possibile, ad esempio, che non si sia provveduto ancora ad aumentare l'indennizzo che chi escava deve versare al Comune nel cui territorio si trova la cava, fermo da anni a 0,62 Euro, laddove in alcune altre regioni è stato portato anni fa a 2,00 Euro ? E questo contributo è giusto che spetti solo al comune “ospitante” o una parte non dovrebbe andare alla Provincia per interventi sul più ampio raggio territoriale nel quale si riversano ovviamente le conseguenze dell'escavazione?
Per quanto riguarda le sanzioni, la nuova legge sull'attività di cava prevede che quanto viene corrisposto come sanzione per l'escavato non autorizzato sia pari a 6 volte il valore di mercato del materiale estratto senza autorizzazione o in eccedenza, cosa che dovrebbe consentire un effettivo potere deterrente delle stesse, mentre attualmente questo non avviene perché l'importo delle sanzioni è pari al valore di mercato, ma questo è fissato dalla Camera di Commercio che continua a certificare valori irrisori rispetto a quelli effettivi di mercato. 
La nuova legge prevede di demandare ai comuni il controllo sull'attività di cava. Si tratta di una barzelletta, quando mai un piccolo comune come ad esempio la bucherallata Vedelago è in grado di gestire la complessa macchina di controlli rispetto ad una attività come quella di cava ?
 La Provincia, alla quale competono oggi i controlli, ha personale dedicato e strumentazioni adeguate, ha investito risorse qualche anno fa per una campagna di controlli sulle cave a falda affiorante con ecoscandaglio su battello in collaborazione con l'Istituto Oceanografico per monitorare l'escavazione sotto falda, elevando poi sanzioni per oltre 700.000 euro. Smantellare tutto ciò per mettere i controlli in carico ai comuni significa di fatto rinunciare a controlli severi e seri.

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