mercoledì 24 dicembre 2014

I nostri dubbi sulla Tangenziale Nord di Mogliano Veneto





Interrogazione (art.54 del Regolamento del Consiglio Provinciale)


Progetto di completamento della Tangenziale Nord di Mogliano Veneto


Premesso che :
In data 7/11/2014 la Provincia di Treviso ha deciso tramite la sua struttura competente di non assoggettare a valutazione di impatto ambientale l’opera in oggetto, pur in presenza di altri progetti stradali cumulabili all’opera viaria stessa.
In data 10/11/2014 la Giunta di Treviso con delibera n.449/2014 ha confermato e si è riappropriata di tutti i provvedimenti a suo tempo adottati dall’Amministrazione Provinciale sulla Tangenziale Nord . Provvedimenti che erano stati annullati tramite sentenza del TAR del Veneto n.1132, relativi al progetto definitivo ed esecutivo dell’opera in esame “ con esclusione delle parti inerenti la proprietà del parco della Villa Boldini “, il tutto senza procedere con una conferenza di servizi.
In data 13/11/2014 il Dirigente del Settore Urbanistica ha emesso determina n.2554/2014, procedendo alla riadozione di tutti i provvedimenti di competenza del suo settore , dando il via di fatto ai lavori del progetto della Tangenziale Nord di Mogliano Veneto.
Considerato che:
La Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Veneto esprimendo parere di competenza sul PAT del Comune di Mogliano Veneto nella nota inviata alla Amministrazione Comunale in data 15/05/201 ha dichiarato “ Analogamente , in corrispondenza di Villa Bianchi non si ritiene opportuno interrompere il terraglio con una rotatoria e intensificare il sistema infrastrutturale , con una nuova strada parallela e vicina alla strada “.
La competente Soprintendenza per i beni architettonici con nota del 03/06/2014 sempre inviata al Comune di Mogliano ha evidenziato che l’area oggetto dell’opera viaria in oggetto “ conserva un assetto territoriale consolidato che verrebbe compromesso dalla nuova strada ad est del Terraglio parallela a via Bianchi che , se realizzata , taglierebbe in due il parco facente parte della Villa Boldini , complesso che a parere della Soprintendenza, andrebbe invece salvaguardato “.
Visto che :
Anche ad un primo esame appare che tutta la procedura di riavvio dei lavori della Tangenziale Nord di Mogliano Veneto , risultano non solo accelerati e abbastanza dubbi, anche in riferimento a due pareri negativi espressi sia dalla Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici e della competente Soprintendenza.
Il Sottoscritto Consigliere Provinciale chiede:
Con quali di modalità di valutazione è stato sviluppato e valutato il nuovo Screening della VIA, pervenendo ancora alla decisione di escludere il progetto dell’obbligo della valutazione d’impatto ambientale . senza apportare alcuna modifica al progetto medesimo e senza valutare alcuna soluzione alternativa .
Di valutare insieme alla Amministrazione Comunale di Mogliano Veneto, soluzioni alternative che sicuramente sarebbero  più economiche per tutta la collettività trevigiana
Come sia possibile riappropriarsi del progetto definitivo originale , pur mancante di un tratto stradale , ossia “ della parte del progetto ricadente nella Villa Boldini”, allo scopo di riavviare con urgenza i lavori di costruzione dell’opera ancorché in assenza di una porzione che rende il progetto ( rimasto invariato) evidentemente privo di alcuna funzionalità
Perché non si è indetta una nuova  conferenza dei Servizi , coinvolgendo anche il Comune e l’amministrazione comunale di Mogliano Veneto e la competente Soprintendenza, pur se appare indispensabile in quanto la sentenza del TAR Veneto n.1132/2014 , ha annullato il decreto del Responsabile della VIA della Provincia di Treviso e tutti gli altri atti conseguenti compreso anche il vecchio verbale della Conferenza dei Servizi decisoria del 20/12/2012 e gli assensi espressi nella occasione .
Di inviare copia della presente interrogazione anche alla Amministrazione Comunale di Mogliano Veneto
        Il Consigliere Provinciale
Luigi Amendola
Treviso , 23 dicembre 2014

martedì 9 dicembre 2014

La salute dei cittadini prima dell'ampliamento dell'aeroporto " Antonio Canova "di Treviso





Di seguito il testo dell'interpellanza presentata oggi in Provincia, in merito al controllo della qualità ambientale, e le sue possibili ricadute sulla salute dei cittadini trevigiani a causa dall'ampliamento dello scalo aeroportuale trevigiano.





Al Presidente della Provincia di Treviso


Interpellanza (art. 55 Regolamento Consiglio Provinciale)

PREMESSO CHE :

L’aeroporto Canova di Treviso, fin da quando sono stati avviati i lavori per il suo ampliamento, è stato oggetto di numerose prese di posizioni, da parte di comitati di cittadini, esponenti politici e stampa locale, in merito al suo forte impatto ambientale nel nostro territorio e in particolare sui 
Comuni di Quinto e di Treviso e che mostravano una forte e crescente preoccupazione in merito all’aumento costante del numero dei voli e dei passeggeri in transito.

Di recente è stato presentato uno studio promosso dall’ISDE (International Society of Doctors for Environment), dal nome “ Trasporto Aereo, impatto atmosferico e impatto acustico come determinante di danno ambientale e di malattie”.

In questo studio sono rilevati molti degli effetti negativi sulla salute dei cittadini, generati dal traffico aereo, soprattutto nei dintorni delle aree oggetto di attività aeroportuali.

CONSIDERATO CHE:

La nostra Costituzione all’art. 32 sancisce come diritto fondamentale, la salute dei cittadini e ne indica come prioritaria la sua tutela come vero e primario interesse dell’intera collettività.

Il progetto di ampliamento dell’aeroporto Canova di Treviso, già ampiamente esposto attraverso un master plan che prevede un forte ampliamento delle attività, sia da un punto di vista urbanistico e sia e soprattutto in un deciso aumento del numero dei voli giornalieri, puntando a triplicare e/o forse quadruplicare, quelli già presenti.

Un progetto di ampliamento il cui impatto di natura ambientale a carico dei cittadini  non può  e non deve essere assolutamente trascurato, vista l’estrema vicinanza delle città di Treviso e di Quinto di Treviso, allo scalo aeroportuale.

Tutto ciò, considerato anche che tale progetto è stato più volte rigettato dalla Commissione Tecnica di Valutazione Impatto Ambientale (CTVIA) del Ministero dell'Ambiente della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM), con pareri negativi quasi unanimi.

Il sottoscritto Consigliere Provinciale

CHIEDE:

All’Amministrazione provinciale di divulgare i dati a oggi della qualità dell’aria e l'impatto acustico coinvolgendo la locale ARPAV e di farsi promotrice di uno studio su quanto potrebbe aumentare l’inquinamento della zona interessata intorno allo aeroporto, sulla base dell’ipotesi di aumento del numero dei voli del Canova, come indicato anche nel suo master plan.

Che quest’Amministrazione persegua lo scopo primario di preservare la salute dei cittadini trevigiani, rispetto ai soli interessi di natura economica, cercando di attuare tutte le azioni possibili tra cui una  collaborazione  con ARPAV e i comuni interessati, divulgando periodicamente i dati sull'inquinamento dell'aria e acustico, provocato dall'aeroporto Canova di Treviso.


Il Consigliere Provinciale
Luigi Amendola

Treviso, 9 dicembre 2014

giovedì 4 dicembre 2014

La casa è un diritto, non dimentichiamolo


A fronte del forte disagio sociale causato dalla crisi e in presenza di una sempre maggiore domanda di alloggi popolari a basso canone di locazione, si rendono sempre più urgenti politiche per il diritto alla casa.
Secondo quanto era emerso da una commissione provinciale da noi chiesta e a cui era stata invitata la dirigenza dell'ATER, il numero degli alloggi  liberi ma non assegnabili nell'immediato a causa di interventi  di manutenzione e messa a norma , sono circa 600. Per la ristrutturazione di una parte di questi è già previsto uno stanziamento da parte della Regione Veneto di circa 2 milioni di euro.
In ogni caso questo grande numero di alloggi è li presente e chiuso e per il momento non assegnabile a nessuno.
In un momento così delicato perché non provare a realizzare un progetto sperimentale dove si assegnano una parte di appartamenti dove il problema della loro non poter essere assegnati è causato da lavori di piccola manutenzione e/o di adeguamento impiantistico.
I lavori dovrebbero essere realizzati dagli assegnatari a loro cura e spesa , con recupero dei costi sostenuti mediante successivo scomputo dal canone locativo.
Il comune di Milano nei mesi scorsi ha creato un bando per una prima assegnazione di 50 alloggi con questo identico criterio . E' una proposta sperimentale dedicata a chi ha già fatto richiesta di un alloggio popolare , tramite regolare domanda ed è in possesso di tutti i requisiti necessari per essere presente nella graduatoria.
Perché non provare ad iniziare anche noi, attraverso un coinvolgimento sia dell'ATER  che degli alloggi di proprietà dei comuni.
Non ci sembra una proposta " marziana " e non percorribile, almeno che non ci sia una non volontà della politica .
A chi ha problemi economici e di vera difficoltà , si deve in qualche modo rispondere con qualche spiraglio  e non sempre con la sola risposta ormai usuale " non ci sono più le risorse"

venerdì 24 ottobre 2014

ImMobilità di Marca




E’ inaccettabile che ogni anno e sempre in questo periodo, l’azienda di trasporto pubblico Mobilità di Marca, mostri ai suoi utenti il suo lato peggiore.
L’anno scorso i primi problemi con i nuovi abbonamenti e biglietti unici e relative code ai punti  vendita.
Quest’anno con l’inizio dell’anno scolastico, studenti stipati come delle sardine, autobus che saltano  le fermate perché strapieni.  A questo ci aggiungiamo la mancata estensione dell’agevolazione a tutti gli anziani che usufruiscono del servizio pubblico, con relative lamentele .
Non dimentichiamoci che il processo d’integrazione in un'unica azienda è stato sempre pubblicizzato, come un grande successo...si quello di avere aumentato le tariffe mediamente , raggiungendo un utile di circa 21 mila euro a chiusura di bilancio 2103.
Questi soldi ad esempio, potrebbero essere utilizzati per aumentare il bacino delle agevolazioni.
Come da sempre abbiamo ribadito per noi sono fondamentali  che una azienda di trasporto pubblico locale , deve svolgere un'unica cosa : funzionare adeguatamente , senza creare il più possibile disagi e disservizi, e che sia vicina alle esigenze dei suoi utenti e che vi siano presenti delle agevolazioni per tutte le fasce più deboli.
E’ un servizio pubblico, quindi di fatto sono i gli stessi  cittadini trevigiani, ad essere i proprietari della MOM e a loro la MOM deve dare delle risposte .
L'azienda ed il suo management, si  devono  quindi muovere e pure velocemente, per essere vicino alle richieste ed alle esigenze degli utenti cittadini proprietari. Loro pagano un servizio e questo servizio gli deve essere dato.
Non ci interessano operazioni di abbellimento estetico dell’azienda, o di marketing politico, ma solo un servizio pubblico che funzioni adeguatamente , che sia accessibile a tutti , ecologicamente sostenibile e sicuro.
Non crediamo che siano delle grandi richieste.

sabato 20 settembre 2014

Salviamo Villa Franchetti





La Regione ha certificato la morte definitiva dell’accordo su Villa Franchetti: lì non tornerà l’Università.
Quindi l’immobile tornerà in possesso della Provincia allo scadere della convenzione che la affidava a Fondazione Cassamarca, fissando 5 anni entro i quali attivare l’università.
Quindi decade il progetto di Fondazione Cassamarca di farvi lì una sede di campus universitario con un mega auditorium, e nell’adiacente area Ex Secco fare speculazione edilizia per finanziare l’intervento.
Lo avevamo sostenuto ancora mesi fa, quando denunciammo lo stato di scarsa manutenzione e la inaccessabilità al pubblico del compendio della Villa, che custodisce tesori. (http://seltv.wordpress.com/2014/04/09/villa-albrizzi-franchetti-e-un-bene-comune/)
A questo punto, dopo aver accumulato ritardi su ritardi, è il tempo di prender atto del fallimento del progetto e di procedere alla revoca immediata della convenzione che affida a Cassamarca la Villa. E porsi il problema e il tema: salvare Villa Franchetti.

Il numero di profughi in arrivo nella nostra provincia non deve far paura a nessuno



Quelli che arrivano sulle nostre terre, nascosti dentro a un camion o smistati dal Governo dopo una scommessa vinta contro la morte in mare e l’approdo nel nostro paese, non sono gli avamposti di un’invasione, come vuol farli apparire l'isterismo giornalistico e il propagandismo padanista, ma i riflessi di un enorme dramma planetario. La guerra, la violenza, l’ingiustizia, la miseria, sono parte di questo mondo, del quale facciamo integralmente parte e del quale non possiamo ignorare l’esistenza. Se non altro, perché dalle nostre terre siamo partiti verso tutti i lati del mondo a cercar fortuna e futuro, e qualcosa dovrebbe esser rimasto, in fondo in fondo, nella nostra memoria collettiva.
Ma fossimo anche smemorati, come in effetti ci piace essere, lo stesso non ci sarebbe alcun motivo per lanciare allarmi o addirittura seminare il panico come a qualcuno piacerebbe.
La gestione dei profughi in Italia non brilla per efficienza ed equità. Si risponde con la consueta logica emergenziale a quello, il fenomeno migratorio nel Mediterraneo e nel mondo, che purtroppo non possiamo considerare come un evento momentaneo destinato ad estinguersi rapidamente, ma va invece assunto come un dato di realtà con il quale confrontarsi per gli anni a venire. La logica dell’emergenza fa saltare qualsiasi regola e qualsiasi pianificazione e produce un effetto a catena, da emergenza si produce altra emergenza. L’“emergenza” dell’arrivo dei profughi genera l’“emergenza” della loro accoglienza che genera altre “emergenze”.
Il modo in cui il Governo agisce è dunque figlio dell’improvvisazione. Si prendono i profughi e li si distribuisce in giro per l’Italia, senza pianificazione e senza un disegno complessivo ma solo, per l’appunto, per tamponare l’“emergenza”. E il clima emergenziale ben si presta al diffondersi incontrollato di paure dal sottofondo ancestrale, l’arrivo del nuovo morbo, l’ebola, o il ripresentarsi di antiche afflizioni come la tubercolosi. Sono tutte sciocchezze, fantasmi irrazionali, ma sui meccanismi psicologici più elementari e immediati gioca spietatamente la propria partita una parte del mondo politico, e la propria partita commerciale buona parte del mondo dell’informazione.
Di emergenza in emergenza, di paura in paura, si smarrisce il senso e la razionalità di ciò che ci sta di fronte. Il numero di profughi in arrivo nella nostra provincia non deve far paura a nessuno, sono un infinitesimo rispetto ai quasi 900.000 esseri umani che popolano stabilmente la nostra provincia. Non portano guerra ma fuggono dalle guerre, non portano violenza ma fuggono dalla violenza, non portano malattie perché hanno già subito una selezione feroce nel viaggio che li ha portato in Italia e perché i controlli sanitari sono già stati fatti all'arrivo. Non rubano soldi e non rubano lavoro agli indigeni; anzi, se chiedono asilo politico, diventano vittime come gli italiani delle lungaggini eterne della nostra burocrazia.
Anziché temerli, è forse il caso di andarli a conoscere. Non solo nel loro, ma soprattutto nel nostro interesse.

giovedì 4 settembre 2014

Le mafie sono una montagna di m.





Mercoledì 3 settembre si è svolto, in Provincia, il primo incontro dell'Osservatorio sulle mafie e le criminalità organizzate  nel nostro territorio. Uno strumento  voluto da Sinistra Ecologia Libertà che ha visto l’immediata e convinta partecipazione di tutte le forze politiche presenti in Consiglio Provinciale. Un tavolo nato con lo scopo non di sostituirsi agli organismi giudiziari, ma quello di affiancarsi a chi lotta in prima linea contro la mafia. Un luogo dove cercare di mettere in campo delle azioni concrete volte soprattutto alla promozione e sviluppo della cultura della legalità e delle buone pratiche amministrative, che possono essere un valido aiuto per contrastare questo pericoloso fenomeno.
Alla erano presenti il direttore nazionale di Avviso Pubblico, Pierpaolo Romani, il referente provinciale di Avviso Pubblico, Maria Grazia Tonon, e il referente provinciale di Libera, Franco De Vincenzis. Le  due associazioni sono protagoniste da anni nel cercare di formare e informare amministratori locali e i cittadini su cosa sono le mafie, su come si muovono anche all’interno delle amministrazioni e della società, e su tutte le attività illecite legate alla criminalità organizzata.
Attraverso degli atti ufficiali in possesso della Direzione nazionale Antimafia s’inizia a intravvedere l’emergere del fenomeno anche nella nostra provincia.  Un fenomeno che sia “Avviso pubblico” che “Libera” identificano come una "delocalizzazione" e non come una vera e propria infiltrazione totale nel nostro tessuto produttivo. Questo non significa sottovalutare il problema, anzi è proprio ora che siamo nella fase iniziale che si possono e si devono prendere misure efficaci di contrasto.
La crisi dilaniante e perdurante che stiamo vivendo, che vede un repentino impoverimento di molti piccoli e medi imprenditori, può essere terreno fertile per il fenomeno del racket e dell’usura.
Accade così che aziende decotte o in crisi di liquidità vengano, con la complicità di alcuni professionisti, comprate con denaro di dubbia provenienza. Esistono a tal proposito numerose segnalazioni da parte della procura, che evidenziano operazioni finanziarie di natura sospetta.
Anche il moltiplicarsi nel nostro territorio di sale slot e giochi di ogni genere, dove il denaro può sembrare un facile guadagno, è preso di mira dalle organizzazioni criminali, per far girare del denaro sporco e attuare fenomeni di riciclaggio e “pulizia” di proventi illeciti.
Da segnalare che mesi addietro, l’Ulss 9 ha evidenziato l’esistenza del fenomeno del gioco patologico (sono circa 200 i pazienti seguiti direttamente), ma il fenomeno è ben più grande e si parla di circa 3000 trevigiani affetti da una forte ludopatia.
Sono segnalati sempre dalla Procura, notizie di usura, dove imprenditori in grande difficoltà, sono costretti a ricorrere a  soldi subito con elevatissimi interessi, anche perché giorno dopo giorno banche e finanziarie anticipano somme o erogano fidi, con sempre maggiore difficoltà.
Anche i numerosi appalti riferiti ad alcune grandi opere (esempio l’autostrada Orte-Mestre e altre) iniziano a essere nel mirino della mafia.
Tutte queste informazioni in possesso di  Avviso Pubblico  e di Libera, provengono da intercettazioni telefoniche e indagini che gli organi giudiziari, hanno compiuto o continuano a compiere in tutta la nostra Regione.
Che cosa poter fare concretamente per cercare di fronteggiare come Istituzioni questi problemi?
E’ questo il compito che il nuovo strumento nato in provincia si è dato.
Anche attraverso i fondi messi a disposizione dalla recente legge regionale n.48, che non solo favorisce l’attività repressiva, ma  cerca di porre in una serie di azioni legate alla formazione e all’informazione sui fenomeni e i fatti legati alle mafie, come uno dei pilastri fondamentali per cercare di combatterla: fare formazione nelle scuole sul corretto uso del denaro, dossier da divulgare ai cittadini dove è descritto con dettaglio come le attività criminali spesso si celino  dietro delle attività apparentemente legali; una raccolta di articoli riguardanti fatti e notizie che hanno visto coinvolte le mafie nella nostra provincia, come monitoraggio del fenomeno; organizzare seminari e corsi anche per gli amministratori per cercare di renderli coscienti della pericolosità del fenomeno e come spesso attraverso dei semplici e piccoli appalti dati a ditte, può iniziare una vera e propria infiltrazione dell’attività criminale.
E' stata avanzata anche l'ipotesi di estendere il “Patto per la Legalità” già firmato nel 2012 dalle categorie, anche agli ordini professionali, in quanto rappresentanti di soggetti potenzialmente “a rischio”. Andando così a potenziare il Protocollo di Legalità firmato dalle istituzioni nel 2014 in ambito di appalti e servizi.
Insomma, attraverso la diffusione di una maggiore cultura della legalità e delle buone pratiche amministrative, la Provincia in collaborazione con tutti i comuni della marca trevigiana, può iniziare a porre in essere una piccola ma solida e importante “barriera” alle mafie e a tutte le attività illegali ad esse collegate.

di seguito i due link  di  Avviso Pubblico e di Libera



giovedì 7 agosto 2014

La cura del territorio è il miglior modo per amarlo


Abbiamo sempre e da anni gridato ai 4 venti, con prese di posizioni ufficiali, ordini del giorno, interrogazioni e interpellanze , che il nostro territorio è un luogo fragile, e molto, da un punto di vista idrogeologico. Lo abbiamo scritto in ogni dove che un abuso del nostro suolo, delle nostre colline, a favore di uno sviluppo spesso incontrollato, poteva rendere la Marca trevigiana, ancora più debole, fragile e indifesa.
La triste tragedia di Molinetto della Croda nel Comune di Refrontolo, ci ha tutti quanti risvegliati bruscamente sul tema del rischio idraulico e di ciò che in pratica la natura può causare quando è " violentata". La natura si è ripresa purtroppo la sua triste rivincita nei confronti dell'uomo che non la rispetta.
Ma ora basta. Basta frasi di circostanze, basta parole al vento. E' arrivato il momento di agire veramente. Cambiare prima di tutto il pensiero che il territorio possa ancora subire delle ferite profonde e che sia capace di sopportarle. Non è così. I nostri luoghi ci stanno chiedendo di essere rispettati, amati e curati. Ci stanno dicendo di smetterla con il loro consumo, ci stanno quasi implorando di cessare la devastazione, ci stanno indicando che l'unica via da seguire è quella di ascoltarli profondamente.
Sono anni che proponiamo che la messa in sicurezza idrogeologica è la più urgente delle opere pubbliche da effettuare. Ed è arrivato il momento di attuarla concretamente.
Di piani come metterla in atto, ne siamo fin troppo pieni, di regole su come attuare un buon rispetto del territorio ne abbiamo a decine. Ora è arrivato il momento di applicarle e di iniziare seriamente con la vera prevenzione e con interventi idrogeologici  concreti da effettuare per mettere realmente in sicurezza tutto il territorio della nostra provincia.
Chiediamo che ci governa e ci amministra si metta la mano non solo sugli occhi per asciugarsi le lacrime, ma che si sieda e pensi seriamente ad investire ingenti risorse per mettere in sicurezza tutti i nostri luoghi che ormai hanno sofferto per la loro incuria.
Quando sentiamo  dire che per "essere" vicini alla nostra provincia lo devi dimostrare  attraverso una appartenenza di nascita o di antica provenienza, questo  ci rende  increduli, quando poi chi  ci amministra da anni e anche a ogni livello , non ha mai battuto ciglio, se intere aree agricole venivano inghiottite dal cemento, o intere colline venivano dedicate non al paesaggio, ma alla coltura intensiva, o dove pianure, si regalavano al cemento autostradale o intere aree venivano bucate come delle groviere, per essere destinate a immense cave.
Noi crediamo che per essere trevigiani veramente, non solo si deve conoscere ogni luogo, ma soprattutto, nel momento in cui si vuole intervenire , si deve usare  una mano delicata nel territorio, un tocco dolce e rispettoso, senza mai abusare della sua morfologia, senza mai cambiare profondamente il suo aspetto naturale. Essere vicini per noi alla Marca trevigiana significa soprattutto rispettarla e curarla profondamente.


mercoledì 16 luglio 2014

Un PAT per il comune di Conegliano per impedire una nuova bretella di Parè







Alla commissione provinciale convocata per visitare i cantieri della bretella di Parè abbiamo assistito ad una dettagliata spiegazione delle ragioni per cui proprio quel progetto è stato scelto tra altri e dei vari problemi che l’azienda si è trovata a gestire e risolvere. Le scelte attuate, da un punto di vista aziendale, si mostrano molto puntuali e oculate:
-pagamento delle indennità per gli espropri
-delega ai cittadini proprietari di terreni tagliati dalla bretella delle spese di gestione dei sottopassi
-spostamento di una tubazione del metano di importanza nazionale in diversa locazione
-assistenza di archeologi negli scavi
-progettazione di un sistema drenante per impedire che in caso di piogge la bretella si trasformi in una diga e inondi l’area tra il fiume Crevada e la strada
Sono stati esposti anche i vantaggi che deriverebbero dalla creazione della bretella, cioè canalizzare verso altre strade il traffico pesante che al momento passa nelle vicinanze dei centri residenziali e togliere il traffico di passaggio dal popoloso quartiere di Parè.
È quindi tutto oro quello che luccica? Certamente no. Di svantaggi e di problemi ce ne sono fin troppi.
Certamente non è possibile una messa in sicurezza totale del territorio per essere certi che il rischio “diga” non si venga a creare, a causa della permeabilità del terreno, delle forti piogge che caratterizzano il territorio e che hanno allagato per mesi gli stessi cantieri della bretella, e del rischio costante di inondazioni da parte del fiume Crevada che, per stessa ammissione degli esperti, non gode di ottima manutenzione né da parte delle autorità né da parte dei privati.
La soluzione di pompe e drenaggi sembra essere più che altro una soluzione a posteriori, la classica toppa che si è costretti a mettere perché si è voluto a tutti i costi costruire su un terreno non adatto. Senza dubbio è una soluzione che implica spese elevate e prolungate nel tempo a carico della comunità o del privato.
Un altro punto problematico è la questione degli scavi archeologici. La bretella è rialzata per circa 4 metri e per i lavori si andrà solo per circa 1 metro e mezzo a scavare sotto terra. Man mano che vengono trovati resti  di possibile valore archeologico viene chiamato il team di esperti tenuto a controllare e valutare quella zona in particolare.
L’area viene considerata di medio interesse archeologico, ma non è detto che scavando più in profondità  non si trovi qualcosa, un qualcosa che potrebbe ridare slancio al turismo culturale nella nostra area. Ovviamente però gli scavi al momento avvengono solo nella prospettiva della bretella, per essere certi “di non causare danni” nel caso ci fosse davvero qualcosa. Se nel futuro si volessero svolgere però degli scavi più seri, cosa sarà necessario fare? Distruggere la strada e tutto l’edificabile circostante?
Quello è infatti un altro punto caldo della questione. L’area dove si sta costruendo la bretella era una delle poche aree verdi rimaste nella zona, un’area che offre un attimo di respiro tra l’agglomerato urbano del coneglianese e quello successivo. La creazione di una strada che prevede, in base al progetto, di deviare buona parte del traffico stradale, non può che attirare tutti quei grandi proprietari di catene di negozi che vedono nella zona un’ampia area da sfruttare per creare grandi magazzini e cementificare in generale.
Senza contare che il progetto conta di essere un primo passo per poi connettere i tratti della bretella con il tratto autostradale dell’A27 creando ancora più cementificazione in un’area già pesantemente segnata. Anche se poi mancano sia i soldi che il progetto per completare il disegno complessivo.
C’era davvero bisogno, in un periodo di crisi, di smaltire tutto quel traffico tra zone industriali e residenziali che si vanno svuotando, e costruendo nuove strade che sacrificano risorse e paesaggio, solo perché non si sanno sfruttare al meglio quelle già esistenti? Certamente no. Era necessario spostare un tubo del gas a livello nazionale vicino all’argine di un fiume i cui livelli d’acqua sono spesso fin troppo elevati? Senz’altro è una scommessa rischiosa.
Si può fare qualcosa per impedire i lavori? Ormai no. Ciò che si può analizzare, però, è perché tutto ciò è stato possibile, capire cioè, come si sia potuto dare il via a questi lavori senza prima una valutazione attenta del territorio nella sua totalità, dei pro e dei contro anche da parte dei cittadini e delle autorità al di fuori delle comunali. Molti cittadini che non la volevano non hanno avuto l’occasione di poter dire la loro o di essere effettivamente ascoltati e, paradossalmente, poco da dire sul nuovo assetto del territorio che si andrà a creare hanno potuto anche Provincia e Regione.
Il nucleo del problema è infatti la mancata adozione del PAT (Piano Assetto del Territorio) da parte del comune di Conegliano. Il PAT non solo permetterebbe ai cittadini di essere chiamati in causa su questione che riguardino i cambiamenti al piano regolatore ma permetterebbe anche alla provincia e alle regioni di verificare il rispetto di alcuni criteri e obblighi di sviluppo sostenibile fissati dai piani sovracomunali. Sfruttando invece le normative precedenti relative ai piani regolatori vecchio stile, i panni vengono “lavati in casa” dal singolo comune, senza che ci sia la necessità per esso di sottoporsi a vincoli esterni e controlli ulteriori da parte degli enti provinciali e regionali. Ad esempio, il piano urbanistico provinciale (PTCP) prevede che non si possano creare nuovi centri commerciali in zone libere, ma solo riutilizzando aree dismesse, cioè già cementificate. Il Comune di Conegliano ha invece attuato una variante al PRG per consentire l’edificazione a fianco della nuova bretella di un centro commerciale e di un distributore di carburanti, attraverso un accordo con le società proprietari dei terreni circostanti. Su questo aspetto il Circolo SEL di Conegliano aveva a suo tempo presentato le proprie osservazioni al Comune.

Sinistra Ecologia Libertà
Circolo di  Conegliano