venerdì 20 dicembre 2013

La fusione a "freddo" dei comuni di Villorba e Povegliano



Durante l’ultimo Consiglio Provinciale svoltosi il giorno 16 dicembre u.s., si è discussa la variazione delle circoscrizioni comunali per la fusione dei comuni di Villorba e Povegliano, parere non vincolante secondo quanto previsto della Legge Regionale n. 25 del 1992.
La votazione finale ha visto tutti i gruppi politici presenti favorevoli escluso il nostro che si è astenuto.
Un’astensione data dalla nostra perplessità, espressa chiaramente durante la seduta consiliare.
Per noi è stata subito evidente una contraddizione.
Pur essendoci uno studio di fattibilità dell’Università di Padova che tendeva a giustificare questa fusione, non abbiamo capito il perché la stessa dovesse avvenire con una consultazione referendaria dei cittadini dei due comuni dopo il parere della Regione Veneto  e non il contrario: i cittadini sono stati messi in secondo piano dalle istituzioni
Far esprimere la volontà dei cittadini dei due comuni interessati facendoli partecipare attivamente a una tale decisione così importante per noi è un dato fondamentale ed invece  per mesi questo processo ha visto protagonisti sui giornali solo sindaci, associazioni di categoria  anche sindacali e alcuni consiglieri regionali che si esprimevano in maniera incoerente su questa fusione, adducendo una serie di motivazioni alquanto vaghe.
Non a caso in questi giorni la procedura di fusione tra i comuni di Villorba e Povegliano sta incontrando una serie di intoppi.
Tutto questo conferma le nostre perplessità su operazioni di accorpamento e fusione studiate a “ tavolino”, i cui effetti econimici "positivi" non sono dimostrabili concretamente negli anni a venire .

Siamo convinti e non desideriamo alimentare false illusioni, ad esempio  che dall’intera  riforma del titolo V della nostra Costituzione -fortemente voluta sia dal governo Monti prima e ora messa in pratica dall’attuale Letta- possano arrivare le risorse necessarie per uscire dalla crisi sul capitolo " costi della poltica".
Notiamo  che lo stesso ministro non valuta come consistente il risparmio di risorse economiche nella tematica attualmente di moda della riforma delle  province.
Noi rispondiamo che il risparmio sarà ridicolo e ci sarà  solo uno svuotamento delle loro funzioni e la trasformazione in enti di secondo livello e non  si permetterà più ai cittadini di poter esprimere i loro rappresentanti.
Una minore democrazia rappresentativa, null’altro.
Le province  sono il refrain del momento in merito alla riduzione dei costi della politica, ma in realta' quanto a  numeri e cifre, sono gli enti locali che ci costano meno  come cittadini.  Ben più care e salate per le nostre tasche sono le regioni e soprattutto la miriade di enti di partecipate pubbliche.
Solo nel Veneto esistono  più di 170 di questi enti,  il cui costo solo di stipendi dei presidenti o amministratori nominati dai vari partiti, si aggira intorno al milione e duecento mila euro l’anno e parliamo delle sole spese dei soli “ nominati”, tralasciando la spesa dell’intera struttura. Ricordiamo che moltissime funzioni svolte da questi enti, potrebbero essere tranquillamente svolte  dai vari enti locali (comuni, province) con l'affiancamento della regione.

Tornando sulla “affrettata” fusione voluta a tavolino dai due Sindaci dei comuni di Villorba e Povegliano, questa non dovrebbe basarsi, come sta avvenendo,  sull’amicizia o simpatia dell’amministratore confinante, ma solo sulla possibilità concreta che possa portare un reale beneficio ai cittadini: perché non iniziare a considerare il nostro territorio realmente suddiviso i poli di “vita sociale e lavorativa?".
Parliamo di poli scolastici, ospedalieri, produttivi e commerciali. Queste aree sono tutte concentrate nelle medie città della nostra provincia  e fanno parte di veri e propri comprensori.
Aree “ vere” e vissute  dove si svolge tutta a nostra vita personale e lavorativa.


Forse e' più opportuno rafforzare Treviso facendola diventare una grande città e insieme con i paesi e le realtà circostanti  iniziare a ragionare in termini di mandamenti come, ad esempio, il vittoriese, la castellana, il coneglianese. Crediamo sia un un modo più  strutturato ed utile di creare a un vero progetto di razionalizzazione sia dei costi sia delle funzioni fruibili dai cittadini.
 Adeguare le istituzioni alla nostra vita  e non il contrario potrebbe essere la vera soluzione ed invece si obbligano i cittadini  ad adeguarsi a disegni  ingegnosi, irrazionali e nel contempo poco utili e poco vicini alle loro esigenze, creando situazioni in cui  noi stessi ci troviamo totalmente soli e smarriti  nel cercare di risolvere i reali problemi quotidiani.

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