venerdì 31 maggio 2013

Accanto a "Libera la Domenica"

Abbiamo oggi presentato il seguente Ordine del Giorno, a sostegno della proposta di legge presentata il giorno 14 maggio alla Camera dei Deputati per dire No alla apertura degli esercizi commerciale la domenica ed i giorni festivi.

Ordine del Giorno




Libera la Domenica






Premesso che:

L’art 31 del Decreto Legge n. 201/2011 del cosiddetto “ Decreto Salva Italia” dal 1° gennaio 2012, ha liberalizzato definitivamente e senza esclusioni ed in tutto il territorio nazionale, il regime degli orari degli esercizi commerciali, superando il previgente principio generale dell’obbligo di chiusura domenicale e festiva dei negozi.
Secondo il governo Monti, questa eliminazione dei limiti e delle prescrizioni in materia degli orari, sarebbe correlata alla necessità di adeguare la disciplina nazionale ai principi previsti dall’ordinamento comunitario in tema di libera concorrenza tra gli operatori e pari opportunità di accesso al mercato;

Considerato che:

Alla Camera dei Deputati, nel mese di marzo 2012 era stato già proposto, ma non approvato, un Ordine del Giorno che avrebbe impegnato il Governo “ a rivedere” l’attuale disposizione in materia di liberalizzazioni, prevedendo la formulazione di una norma apposita e specifica, di concerto con le Associazioni di Categoria interessate e gli Enti Locali, in grado di prevedere una graduale revisione del principio delle liberalizzazioni degli orari del commercio, considerando anche e soprattutto la crisi economica del nostro paese, che colpisce in modo particolare il settore del commercio e quella della piccola e media distribuzione,
Inoltre; la liberalizzazione degli orari per gli esercizi commerciali, mette a rischio anche la sopravvivenza dei negozi al dettaglio che stanno scomparendo a vantaggio della grande distribuzione.
Non meno importante sottolineare che, la teorica spinta ad una maggiore apertura al mercato, non deve negare il diritto al giusto riposo dei lavoratori, alla partecipazione alla vita di comunità potendo anche rispettare le festività civili e religiose.
La chiusura nei giorni festivi e nelle domeniche, permetterebbe a lavoratori ed imprenditori di poter stare in famiglia, condividendo insieme anche ad amici, tempo libero ed interessi.






Il Consiglio Provinciale:



aderisce alla Campagna Nazionale “ Libera la Domenica” che ha già visto l’adesione delle Associazioni Sindacali ( CGIL CISL UIL ) di categoria, la Conferenza Episcopale Italiana e la CONFESERCENTI del nostro territorio ed invita i parlamentari veneti a sostenere la proposta di legge depositata il giorno 14 maggio 2013 presso la Camera dei Deputati volta a cambiare la normativa sulle liberalizzazioni degli orari, riportando nell'ambito delle competenze delle Regioni, le decisioni sulle aperture degli esercizi commerciali..
  
                                                                                                  Il Consigliere Provinciale
                                                                                                      Luigi Amendola



allegata la proposta di legge
http://www.liberaladomenica.it/wp-content/uploads/2012/11/Gazzetta-Ufficiale-annuncio-proposta-di-legge.jpg



giovedì 30 maggio 2013

Poco rispetto per i cittadini di Asolo

Martedì scorso si è riunita la Commissione urbanistica provinciale, chiesta dal Partito Democratico, per illustrare ai commissari il nuovo Piano di Assetto Territoriale del Comune di Asolo.
Un piano che sembra piacere solo al Sindaco, a qualche assessore della Lega, ai due progettisti e a nessun altro.
Infatti, anche i Consiglieri provinciali hanno espresso in modo quasi  unanime un giudizio negativo, sottolineando tutta la loro perplessità soprattutto in merito ai previsti aumenti di cubatura destinata all'edilizia abitativa, localizzata in modo prevalente nel centro storico.
Per le aree produttive e commerciali , anch’ esse oggetto di un previsto aumento della loro superficie, sono stati espressi giudizi negativi, non essendoci alcuna reale necessità.
Vogliamo ricordare che nel nostro P.T.C.P. è prevista, come indicazione prioritaria, la via del riutilizzo e la riconversione del presente.
Dopo anni di feroce e abusato utilizzo del cemento in modo dissennato, non ci appare assolutamente corretto continuare con questa politica di pianificazione urbanistica, in modo particolare in una Città come Asolo che è di una bellezza unica nel suo genere.
Grave è stato il comportamento della Giunta e del Sindaco di Asolo, che pur essendo stati invitati ufficialmente a partecipare alla commissione, hanno disertato l'invito e non hanno inviato nessuno a rappresentare il Comune.
Un comportamento da censurare con decisione, in quanto alla convocazione si erano presentati molti cittadini che avrebbero meritato maggiore  rispetto. 
Ma sembra purtroppo assai difficile far incontrare i desideri degli abitanti di Asolo ( nettamente contrari al P.A.T) con quelli del Sindaco e di qualche Assessori della Lega ( favorevoli ).
A questo punto abbiamo chiesto la convocazione di un'altra commissione urbanistica congiunta  tra la Provincia di Treviso ed il Comune ( sempre con oggetto il P.A.T) , augurandoci che questa volta sia il primo cittadino di Asolo che la Giunta non scappino  ancora dal confronto almeno sul loro Comune. 

domenica 26 maggio 2013

La ex discarica di Zerman è un problema da risolvere subito

A seguito della nostra lettera all'Assessore all'Ambiente della Provincia, si iniziato a porre il problema del percolato abbondante prodotto dal sito, alla attenzione dei vari Enti preposti alla gestione dei  rifiuti urbani .
Sarà convocata a breve una commissione ad hoc, in merito alla situazione delle discariche post mortem, cioè tutti gli impianti che ormai hanno cessato di operare, ma che continuano a creare disagi e problemi che possono causare, dove si chiederà la presenza del consorzio che gestisce il sito, l'Arpav e la Regione Veneto.
La discarica di Zerman è una di quelle. Un vecchio impianto per la raccolta dei rifiuti urbani che, secondo i tecnici della provincia, è stato progettato male fino dall'inizio della sua utilizzazione.
Infatti è ben noto che ad ogni precipitazione atmosferica, la produzione di percolato è abbondante ed il liquido maleodorante e carico di sostanze organiche e non, tende ad accumularsi nei pozzi accanto al sito.
Siamo preoccupati anche per le falde acquifere che per il momento secondo le analisi prodotte sino ad ora dall'Arpav, hanno dato un esito soddisfacente sulla qualità delle acque, ma non sappiamo che se con gli anni e se nessuno non si preoccupa di elaborare un progetto per risolvere il problema del percolato che trasuda dalle protezioni, si possono anche inquinare.
Per questo motivo, abbiamo anche chiesto alla Provincia, di richiedere alla Regione Veneto di predisporre per il futuro delle nuove analisi, che possano ancora dimostrare la buona qualità della acqua che tutti i cittadini di Mogliano Veneto usano.
Insomma il problema c'è e deve essere risolto al più presto e non rimandato continuamente. 


Un altro Piano Regionale dei Rifiuti è possibile

La Federazione Regionale di Sinistra Ecologia Libertà ha presentato entro il termine (21 maggio) delle osservazioni al Piano Regionale dei Rifiuti Urbani e dei Rifiuti Speciali adottato dalla Giunta Regionale, che continuerà il proprio iter in Consiglio Regionale.
Le osservazioni sono state presentate in due conferenze stampa, giovedì 23 a Verona e venerdì 24 a Treviso.
Il documento, redatto dall’arch. Vincenzo Genovese, oltre a formulare delle proposte di modifica del piano si pone come una sorta di contropiano, una proposta pianificatoria alternativa, che rigetta la logica dell’incenerimento che sottende al piano regionale e sposa l’obiettivo dei rifiuti zero.
Di seguito la sintesi del documento:
Piano Regionale dei rifiuti urbani e speciali adottato dalla Giunta Regionale del Veneto pubblicato sul Bur con il 21 maggio, è scaduto il periodo di 60 giorni per la presentazione delle osservazioni. Molti cittadini , comitati e enti locali hanno fatto pervenire in Regione migliaia di osservazioni.
Come SEL, dopo aver esaminato con attenzione il piano abbiamo elaborato un documento/osservazioni che sinteticamente illustriamo       e che si sostanzia in una proposta alternativa rispetto agli scenari prospettati dal piano al 2020:
1) Un piano ricco di dati e molto articolato nell’esaminare l’intero ciclo dei rifiuti regionali( dalla quantità prodotta al conferimento finale) ma che nella sua articolazione propositiva, attraverso gli scenari al 2020, ripropone lo sbocco finale per la chiusura del ciclo dei rifiuti attraverso l’incenerimento e il conferimento in discarica, anche se previsto con minor quantità;
2) La proposta alternativa che noi indichiamo parte dalle nuove linee guide europee che privilegiano più il recupero della materia a fronte del recupero energetico e prospetta una nuova politica per la gestione dei rifiuti che ha come sbocco la strategia dei “Rifiuti Zero”, già adottata da molti comuni “virtuosi”;
3) Il calo della quantità dei rifiuti che si registra in quest’ultimo periodo non va visto come una “calamità” , frutto della crisi,ma come un inizio di cambiamento che conferma che il rifiuto è una risorsa e come tale non va sprecata. Lo scenario alternativo al 2020 prevede di raggiungere una produzione procapite anno di 360 Kg/ab/anno a fronte di una previsione di piano di oltre 420 Kg/ab/anno, riducendo in modo consistente il totale dei rifiuti urbani prodotti;
4) La quota di raccolta differenziata da raggiungere al 2020 dovrà arrivare all’80% a fronte della previsione del 70% ipotizzata negli scenari 1 e 1bis del piano regionale. Questo è possibile con l’allargamento del sistema “porta a porta” attraverso il quale molti comuni hanno già raggiunto percentuali superiori al 70%;
5) Il rifiuto residuo , a valle della raccolta differenziata , trattato con impianti TMB (Trattamento Meccanico Biologico) dovrà essere finalizzato più al recupero di materia da riciclare e di produzione di manufatti finiti che alla produzione di CDR (Combustibile da Rifiuti) per alimentare gli inceneritori.  Questo è possibile se si favorisce il rinnovo e l’innovazione dell’impiantisca esistente;
6) Il percorso fino adesso indicato (riduzione dei rifiuti e aumento della raccolta differenziata e recupero di materia) rende inutile la previsione di nuovi impianti per l’incenerimento dei rifiuti come quello che s’intende realizzare a Verona (Cà del Bue),spacciato come ristrutturazione dell’impianto esistente con una potenzialità di 150000 tonn/anno; gli inceneritori attualmente in esercizio (Schio-Padova-Fusina(VE)) hanno una   potenzialità residua di rifiuti da trattare in grado di assorbire una eccedenza di rifiuti da incenerire rispetto alla quantità che già si  incenerisce;
7) Per le discariche si confermano, come previsto dal piano, la graduale dismissione e la progressiva riduzione dei rifiuti da conferire come si è registrato negli ultimi anni. La riduzione graduale si è resa necessaria per gli oltre tre milioni di metri cubi residui esistenti per la saturazione;
8) Infine il principio di prossimità , cioè smaltire i rifiuti nel territorio ove vengono prodotti, più volte citato nel piano, viene disatteso confermando di considerare l’intera regione come Ambito Territoriale Ottimale (ATO) per la chiusura del ciclo dei rifiuti (L.R. 52 del 31 dicembre 2012) e prevedendo per i futuri bacini territoriali (in fase di approvazione) la sola competenza di organizzazione e controllo del servizio di gestione  integrato del ciclo dei rifiuti.
La nostra proposta alternativa individua un   sistema  virtuoso  e  moderno  per la chiusura del ciclo dei rifiuti e rappresenta  anche  una  risposta  concreta  alla  crisi  perché, mettendo  a  regime  le  raccolte  differenziate  “Porta  a  porta”  e  incentivando  e  potenziando  la filiera industriale del riciclaggio, si creeranno migliaia di posti di lavoro e nuova ricchezza sociale.
Sinistra Ecologia Liberta (Veneto)

giovedì 16 maggio 2013

La Marca sommersa, poco gioiosa e nemmeno amorosa



Durante il Consiglio Provinciale del giorno 30 gennaio 2013 era stato approvato con voto unanime,  un nostro  Ordine del Giorno dal titolo “ La messa in sicurezza del nostro territorio è una priorità da non rinviare”.
Questa deliberazione era nata con l’intento di creare massima attenzione, sul fenomeno rischio esondazione e relativi allagamenti che causano danni a cose e a tutte le attività produttive della marca . Non a caso sono anni che sempre nel mese di novembre, basta un precipitazione al di sopra del normale, per determinare enormi disagi a molte parti della nostra provincia a causa di corsi d’acqua che superando i loro argini naturali, tendono ad arrivare ad inondare interi quartieri di Treviso buona parte dei comuni contermini, evidenziando una non corretta pianificazione urbanistica in buona parte della Marca Trevigiana.
Troppo cemento, una cattiva manutenzione degli argini e forse anche una sottovalutazione del rischio idrogeologico presente .
A tal proposito nel nostro Ordine del Giorno si fa riferimento ad una precisa direttiva europea la 2007/60  ( piano delle alluvioni ) che detta delle determinate tappe a cui tutti gli Stati Membri si devono adeguare, attraverso la produzione entro giugno del 2013 di dettagliate mappe della pericolosità da alluvione e mappe di rischio, assolutamente necessarie per una corretta pianificazione urbanistica ( PAT e PATI) . Si è quindi chiesta , Invitando il Genio Civile della Regione Veneto di relazionare il Consiglio Provinciale sullo stato di avanzamento di alcuni cantieri ,  volti a “curare “ i corsi d’acqua e lo stato di attuazione della direttiva europea.
La direttiva Europea 2007 /60 istituisce un quadro per la valutazione e gestione dei rischi di alluvione . Nella precedente direttiva 2000/ 60 era stato introdotto semplicemente il principio della buona qualità di tutte le acque , ma non era stato fissato alcun obiettivo relativo alla gestione del rischio alluvione né tenuto conto dell’aumento dei rischi di alluvione, a causa dei cambiamenti climatici. Ogni bacino idrografico viene “ assegnato “ a Distretti Idrografici, includendovi le acque costiere comprese quelle sotterranee. Ogni stato Membro indica una Autorità competente che nel nostro caso è L’autorità di bacino che per il nostro territorio ha una competenza diretta sul Distretto Idrografico delle Alpi Orientali. ( 14 bacini , 3 Regioni 2 Provincie autonome e 4 stati ) . Ciascun Distretto deve provvedere a predisporre un idoneo piano di gestione . Vengono fissate anche scadenze temporali ben definite e precise a cui ogni stato membro si deve attenere. La prossima scadenza che dovrà essere da noi rispettata sarà quella di Giugno 2013 dove dovranno essere redatte delle Mappe della pericolosità da alluvione e Mappe del rischio di alluvioni. Mentre l’ultimo termine per la pubblicazione di Piani di Gestione sarà giugno 2015 .
Immaginando una evidente complessità delle norme presenti, abbiamo proposto non solo la massima divulgazione delle cultura della protezione del territorio, compresa quindi ad una limitazione di uso sconsiderato di nuovo cemento, ma la redazione di un apposito Vademecum redatto dalla Provincia di Treviso, da distribuire a tutti gli Amministratori Locali, per aiutarli a districarsi da una legislazione complessa che permetta anche a chi si occupa di pianificazione urbana , di non doversi avvalere spessissimo di consulenti esterni assai costosi.
Non dimentichiamoci che la partecipazione alla pianificazione urbana anche da parte dei cittadini, deve per forza passare anche e sopratutto attraverso la comprensione semplice e chiara di norme assai difficili ed incomprensibili per la quasi totalità di tutti noi .
Ultimo ma non meno importante tema discusso sempre nelle commissione e sempre da noi proposto al Genio Civile della Regione, che pur ammettendo la presenza di cantieri volti al contenimento delle acque, lamenta una sempre maggiore difficoltà nel procurare risorse economiche da destinare ad una corretta pianificazione e programmazione dei vari lavori di messa in sicurezza del nostro territorio
Diventa sempre meno “ virtuoso “ sostenere una politica di contenimento della spesa pubblica anche attraverso le strette maglie del nostro patto di stabilità Interno .Al contrario un allargamento delle spesa pubblica volta ad investimenti che riguardano la messa in sicurezza del territorio da tutti i punti di vista, sembra veramente l’unica via da seguire per avere da una parte, una protezione dei luoghi dove viviamo e dall’altra, la creazione di nuovi posti di lavoro per il nostro territorio.
Oggi ancora una volta è accaduto che una buona parte della nostra provincia si è allagata, sopratutto nella parte sud della provincia . 
Ancora una volta una precipitazione d'acqua al di sopra della norma ha creato notevoli disagi ai cittadini che devono subire questa situazione.
Certo vedere che chi governa la nostra regione si preoccupa di oscurare le previsioni del tempo, invece di porre in essere una serie di interventi seri,  per proteggere il nostro territorio ci preoccupa.
Quello che possiamo fare, è già da domani ricordare alla provincia gli impegni presi con l'approvazione del nostro ordine del giorno . Abbiamo anche l'idea di chiedere una commissione dove sia presente anche la Regione Veneto per sapere veramente, quali e dove possono essere effettuati gli interventi di sicurezza idrogeologica più urgenti e necessari nella nostra provincia.

domenica 12 maggio 2013

Caso Mestrinaro: Quando la buona politica si dimostra vicina ai cittadini



In seguito alla convocazione dello scorso 24 Aprile della  IV ° commissione permanente-sezione ambiente, che prevedeva al secondo punto  dell'Ordine del Giorno una relazione  sul caso della ditta Mestrinaro S.p.A. di Zero Branco, da noi richiesta insieme agli altri gruppi di opposizione consiliare, dalla Provincia arrivano buone notizie per i cittadini di Zero Branco.
Infatti, l’assessore all’ambiente, dott. Alberto Villanova, ha inoltrato comunicazione ufficiale al direttore del Dipartimento dell’Arpav per chiedere ufficialmente di procedere sui corsi d’acqua presenti nelle vicinanze della sede dell’azienda zerotina,  con la analisi e gli accertamenti più indicati,  dove si potrebbero riscontrare gli effetti di eventuali sversamenti di reflui e/o ricadute di polveri causati dall’attività stessa. Inoltre, l’assessore chiede che l’Arpav proceda al campionamento di acqua dai pozzi delle abitazioni vicine per sottoporli alle rituali verifiche analitiche.
Ricordiamo, infatti, come il nostro gruppo consiliare nel corso della suddetta commissione, richiese sul caso,  una ferma e decisa presa di posizione della giunta provinciale e del suo Presidente, e soprattutto azioni concrete per dimostrare ai cittadini la vicinanza dell’ente Provincia, alle loro legittime preoccupazioni  di eventuali ricadute negative sulla salute delle persone e sull’ambiente, in conseguenza delle attività potenzialmente impattanti della azienda Mestrinaro.
Consideriamo perciò questa richiesta dell’assessore, un importante traguardo raggiunto dal nostro gruppo consiliare, sempre propositivo per promuovere una buona politica che si dimostri nelle sue parole e azioni sempre al fianco dei cittadini e delle loro battaglie per la tutela del territorio.

Sinistra Ecologia Libertà a fianco dei lavoratori in lotta della Berco


Sinistra Ecologia Libertà esprime solidarietà e sostegno alla lotta dei lavoratori della Berco contro la volontà unilaterale della multinazionale tedesca ThyssenKrupp di dismettere il patrimonio di professionalità degli stabilimenti Berco e di imporre in maniera unilaterale le proprie decisioni. In particolare, esprime vicinanza e sostegno ai 59 lavoratori di Castelfranco che l’azienda vorrebbe lasciare a casa.
I nostri parlamentari stanno seguendo la vicenda affinché si possa arrivare a una riconsiderazione delle proprie decisioni e ad un cambio di atteggiamento da parte della multinazionale. Si tratta di una vertenza nazionale importante, sul quale il nuovo governo deve affermare una propria capacità di relazione e di autoverolezza rispetto alla spregiudicatezza dei comportamenti di un colosso tedesco che verso l’Italia avrebbe motivi per un atteggiamento meno supponente.
Il nostro gruppo consigliare in Provincia ha già posto all’attenzione della Giunta la vicenda dello stabilimento di Castelfranco e continuerà a chiedere un coinvolgimento attivo degli enti locali nella soluzione positiva della vertenza in atto.
La ThyssenKrupp ha avviato unilateralmente le procedure per la mobilità per 611 lavoratori (quindi dopo il 21 luglio potrebbero partire le lettere di licenziamento) in Italia e ha deciso la chiusura dello stabilimento di Busano Canavese, dove una ottantina di lavoratori sono passati dalla cassa integrazione alla mobilità e ora presidiano lo stabilimento per evitarne lo smantellamento. Da tempo il gruppo è in difficoltà di bilancio ed è perciò in via di cessione, ma non sono state date notizie sull’acquirente. E l’azienda ha finora rifiutato il ricorso ai contratti di solidarietà chiesto dai sindacati.
La multinazionale tedesca ha ignorato anche gli inviti del governo, che già con il Ministro Passera aveva chiesto il ritiro dei licenziamenti e la presentazione di un piano industriale, tanto che il Ministero dello Sviluppo Economico ha giudicato come “ostile” l'atteggiamento della Thyssen e il nuovo ministro Zanonato ha chiesto alla società di non chiudere nessun stabilimento e di accettare di aprire un confronto.
I lavoratori di Copparo hanno deciso una mobilitazione e una loro presenza fisica sia a Roma sotto la sede del Ministero quando verrà riunito il tavolo con l’azienda, sia ad Essen dove ha sede la Thyssen. Così come sono mobilitati i lavoratori di Castelfranco, e a Busano.
Ricordiamo che la Berco Spa è un società del gruppo ThyssenKrupp. Lo stabilimento principale è quello di Copparo, in Provincia di Ferrara, da dove partì nel 1919 la storia del gruppo Berco, leader mondiale nella componentistica per mezzi pesanti. Un altro stabilimento è in Piemonte,  a Busano, in provincia di Torino, e quindi c’è lo stabilimento ex Simmel di Castelfranco Veneto. Gli addetti sono 2.000 a Copparo, meno di un centinaio a Busano e 350 a Castelfranco.

Federazione Provinciale SEL di Treviso

sabato 11 maggio 2013

I liquami maleodoranti di Zerman


La situazione ambientale  degli abitanti di Zerman sta diventando insopportabile.
Una immensa quantità di rifiuti urbani che ormai,   a causa delle abbondanti piogge di questi giorni, sta producendo una grande quantità di percolato , il liquido che si origina dalla grande infiltrazione di acqua nella enorme massa di rifiuti urbani presenti nella ex discarica di Via Croce.
La normativa prevede che questo liquido carico di inquinanti organici ed inorganici maleodoranti , venga subito trattato nel luogo o trasportato in altri impianti debitamente autorizzati al relativo smaltimento.
A questo proposito, lunedì presenteremo una richiesta alla Provincia di Treviso per chiedere immediatamente al Consorzio Priula di provvedere a bonificare il luogo della discarica .
Inoltre chiederemo ufficialmente all'Assessore dell'Ambiente della Provincia  di inviare richiesta formale all' Arpav di iniziare una serie di analisi dell'aria e delle falde acquifere nel luogo. 
Ci appare assai scandaloso che ultimamente, in quasi ogni luogo oggetto di trattamento di rifiuti , vi debba essere sempre una segnalazione di qualche irregolarità oggetto anche di giuste preoccupazioni da parte dei cittadini che a loro malgrado devono sempre subire le scelte di altri.
Certamente i rifiuti che si producono devono essere raccolti , ma chiediamo che il loro trattamento completo debba avvenire sempre nella totale rispetto della salute dei cittadini.
Siamo per una politica indirizzata verso ZERO RIFIUTI.
Infatti, come Gruppo Consiliare Provinciale di Sinistra Ecologia Libertà , appoggiamo la Campagna Nazionale " Campagna Legge Rifiuti Zero " dove tra l'altro si propone di :  promuovere e incentivare anche economicamente una corretta filiera di trattamento    dei materiali post-utilizzo,  spostare risorse dallo smaltimento e dall’incenerimento verso la riduzione, il riuso e il riciclo, contrastare il ricorso crescente alle pratiche di smaltimento dei rifiuti distruttive dei materiali,  ridurre progressivamente il conferimento in discarica e l'incenerimento, sancire il principio “chi inquina paga” prevedendo la responsabilità civile e penale  per il reato di danno ambientale,  ed infine dettare le norme che regolano l'accesso dei cittadini all'informazione e alla partecipazione in materia di rifiuti.

venerdì 10 maggio 2013

Asolo non ha bisogno di altro cemento



Nella città dei “ Cento Orizzonti “ si sta svolgendo una vera e propria battaglia per fermare l'adozione del nuovo Piano di Assetto Territoriale da parte del Comune di Asolo.
La Giunta Comunale intende far approvare, infatti, un piano urbanistico che ormai molti chiamano “la nuova colata di cemento” ai piedi delle colline che ospitano uno dei borghi più belli d'Italia. Si tratta di una proposta che ha visto una vera e propria levata di scudi a protezione della città, da parte dei cittadini, delle associazioni di categoria,  dei lavoratori del territorio e delle associazioni ambientaliste.
Addirittura due ministri ed alcuni noti intellettuali italiani e stranieri hanno manifestato la loro netta contrarietà nei confronti di questo nuovo progetto, che tra l'altro porta anche la firma di due noti architetti che si sono subito dissociati dall'aver redatto o partecipato alla stesura definitiva di questo strumento urbanistico.
Anche la stampa inglese si è schierata contro la cementificazione, dando risalto alla bellezza del borgo, che con quel paese ha un antico legame, tanto che nel 1987 la Regina d’Inghilterra vi si stabilì qualche giorno per la sua visita in Veneto.
Alla fine l'unico sostegno pubblico alla Giunta di Asolo è stato espresso dal Presidente Muraro. Un appoggio che a noi appare nettamente sbagliato e da accanito tifoso della Lega, in assoluto disprezzo per una parte del territorio che anche lui governa. Da parte nostra   porteremo alla attenzione del Consiglio Provinciale un nostro preciso Ordine del Giorno, per esprimere la nostra netta e convinta contrarietà  in merito alla adozione del P.A.T del Comune di Asolo, cercando il consenso di tutti i gruppi consiliari.
Se andiamo ad analizzare nel dettaglio il piano,  risultano  delle evidenti contraddizioni rispetto al reale fabbisogno espresso tempo fa dai cittadini
Infatti, nel 2008 era stato presentato alla città un Documento Preliminare al PAT attraverso un reale percorso partecipato, illustrandolo e spiegandolo in modo chiaro e trasparente a tutti gli attori del territorio. Quindi si era iniziata una strada giusta per una corretta pianificazione del territorio, secondo quanto previsto dalla legge urbanistica regionale: non a caso, il documento era stato accolto con favore dai cittadini perché erano previsti degli incrementi edificatori molto limitati e solo per le singole proprietà abitative.
La Giunta a quei tempi non aveva ricevuto alcuna osservazione da parte dei singoli e dei gruppi e associazioni coinvolti ed era proprio da lì che si doveva partire come punto di riferimento, senza procedere negli anni successivi a dei veri e propri inutili stravolgimenti.
Invece dopo 5 anni la Giunta di Asolo, ha licenziato un nuovo P.A.T (in copianificazione con la Provincia di Treviso), in netto contrasto con il Documento Preliminare presentato nel 2008 e senza alcun processo di condivisione con la cittadinanza.
Nel dettaglio, ad esempio per il centro storico, si doveva individuare un esatto perimetro, puntare sulle potenzialità di riqualificazione, definire gli eventuali fattori di abbandono o degrado sociale, ambientale ed edilizio. Partendo da una attenta analisi dei reali fabbisogni abitativi della comunità locale.
Si doveva sopratutto procedere con rigide prescrizioni per salvaguardare con decisione gli elementi di rilievo storico ed architettonico.
Invece nel totale disprezzo della bellezza del centro storico, non solo non si evidenziano i caratteri architettonici da tutelare ma, nel P.AT., si arriva a considerare l'edilizia rurale storica anche più importante di tutto l'edificato del centro.
Stravolgendo il Documento Preliminare che considerava nella zona di “Asolo Centro Storico” ipotesi di sviluppo edificatorio solamente con interventi di recupero del già edificato, si arriva ora ad un aumento della cubatura edificabile da 4000 mc a più di 50.000 mc, la cui localizzazione maggiore è all'interno del centro storico.
L'aumento della cubatura appare sproposita e ben al di sopra del reale fabbisogno di abitazioni.
Per quanto riguarda lo sviluppo delle attività produttive, nel documento del 2008 si affermava che gli insediamenti industriali ed artigianali presenti, soddisfacevano le necessità del territorio.
Diventa non giustificabile, sopratutto in questo momento di crisi economica ormai perdurante, come possa il nuovo P.A.T., prevedere la possibilità di ampliare di altri 150.000 mq, la zona produttiva già presente. In questo caso addirittura si dovrebbe provvedere ad una deroga del P.T.C.P. In vigore, in quanto la zona produttiva oggetto dell'intervento di ampliamento, è classificata nel piano provinciale come “non ampliabile”.
In questo caso ci appare incomprensibile come possa la Provincia di Treviso dichiarare la conformità del nuovo strumento urbanistico. Infatti vi è un contrasto totale, contravvenendo anche le linee guida presenti nel piano provinciale, che privilegiano il riutilizzo e la riqualificazione delle aree presenti.
Vogliamo ricordare che nel territorio provinciale sono presenti 1077 aree produttive, che corrispondono a oltre una decina per ogni comune della Marca.
Quindi Muraro, prima di continuare nella sua idea fissa di prediligere il cemento, rispetti almeno il P.T.C.P che come Presidente della Provincia deve preoccuparsi di applicare.
Cerchiamo veramente di fermarci anche questa volta e di non volere privilegiare le ragioni del cemento su quelle del territorio (vedi i precedenti dei casi IKEA a Casale e di Barcon di Vedelago).
Lasciamo lì cosi come è la bellissima città di Asolo, lo desiderano i cittadini e lo meritano sopratutto le incantevoli strutture architettoniche presenti, cariche di bellezza, cultura e storia.

mercoledì 8 maggio 2013

Paese e l'amianto, un progetto da non approvare


Il nuovo progetto della discarica localizzata a Paese in locaita' " Castagnole " di proprietà della Società Mosole  è oggetto in questi giorni del parere da parte della Provincia, secondo quanto previsto dall'art.16, comma 2 della Legge Regionale 11/2010.La settimana scorsa durante la Commissione Ambiente,  vi è stata l'audizione dei responsabili del progetto nonché dei proprietari . Da parte loro si è espressa la volontà di riclassificare l'impianto già esistente, iniziando l'attività del trattamento totale di amianto, prevedendo che una parte consistente della discarica presente, sia destinata al trattamento di rifiuto speciale e molto  pericoloso.
Vogliamo ricordare che nel comune di Paese sono già presenti  un numero di cave e discariche adibite a raccogliere rifiuti che arriva quasi a trenta. 
Abbiamo immediatamente posto alla attenzione della Giunta e del Consiglio Provinciale che ci appare alquanto strana come coincidenza , che questa richiesta al trattamento di rifiuti speciali , arrivi proprio a ridosso della approvazione finale del Piano Regionale dei Rifiuti . In questo piano  è prevista la possibilità di solo due impianti per lo smaltimento totale dell'amianto  in tutto il Veneto 
Considerando  che, il territorio di Paese è ormai saturo di impianti per rifiuti speciali  a livello provinciale , pensiamo che vi sia  più di un valido e convincente  motivo per procedere con un deciso no al nuovo progetto.
Nella prossima riunione della Commissione Ambiente , verrà ascoltata la cittadinanza di Paese che già oggi era presente numerosa , perché contraria a questo impianto di smaltimento definitivo di rifiuti da costruzione e demolizione contenenti amianto.
Non possiamo che appoggiare la loro posizione di estrema preoccupazione per la salute e per il loro ambiente dove vivono  ogni giorno.