Nella 1° commissione consiliare permanente di oggi ( Patrimonio ) sarà discussa la vendita della quota delle Azioni della SAVE S.p.A. posseduta dalla Provincia di Treviso . Una quota azionaria consistente in circa 458.944 azioni corrispondente a circa lo 0,89 % dell'intero capitale sociale della Società che gestisce tra l'altro gli Aeroporti di Venezia e Treviso .
La proposta della giunta che oggi verrà portata in discussione , sarà oggetto anche di un punto all'Ordine del Giorno del prossimo Consiglio Provinciale previsto per il giorno 3 Aprile p.v..
E' nostra intenzione chiedere che il ricavato da questa vendita azionaria sia utilizzato in parte , per creare le risorse economiche necessarie per la costituzione del Fondo di Micro credito e di un Fondo Anti crisi. per una somma complessiva di 1.500.000 euro da destinare come un concreto aiuto alle famiglie , agli studenti , ai piccoli imprenditori e a tutte le persone che in questo momento sono in uno stato di evidente disagio economico.
Questa proposta nasce dal documento che abbiamo già presentato all'Assessore al Lavoro Michele Noal, come nostra proposta per affrontare il disagio sociale anche a causa della crisi economica ,nella Provincia di Treviso .
Desideriamo anche cercare di lasciare ancora una piccola quota azionaria della Società SAVE S.p.A. in possesso dell'Ente , in quanto la presenza di un parte pubblica seppur minima , consentirebbe a tutti i cittadini trevigiani , di avere un più facile accesso anche attraverso l'attività dei singoli Consiglieri Provinciali , a tutti i futuri sviluppi dell'Aeroporto Canova di Treviso .
Noi porteremo queste due proposte in commissione , sperando che vengano accolte dalla Giunta Provinciale. In ogni caso cercheremo di portare avanti lo stesso le nostre proposte per affrontare il disagio sociale , cercando a quel punto di porre degli emendamenti al Bilancio della Provincia di Treviso.
giovedì 28 marzo 2013
Vendita Azioni SAVE S.p.A.
sabato 23 marzo 2013
Due fallimenti per nessun velodromo
Una buona notizia: l’Associazione Ciclismo di Marca si scioglie. Nel prossimo Consiglio Provinciale la Giunta Muraro porterà all’attenzione dell’Assemblea la scelta di scogliere il sodalizio. Il nostro gruppo aveva chiesto già anni fa che la Provincia si chiamasse fuori da una associazione come questa, i cui soci non sono volenterosi cittadini amanti dello sport ma tre enti pubblici: Provincia, Comune di Treviso e Comune di San Vendemiano. Nel concreto: Muraro, Gobbo e Dussin. L’Associazione è una creatura dell’on. Guido Dussin, già sindaco di San Vendemiano e più volte parlamentare della Lega, che attraverso l’Associazione ha gestito in questi anni una grossissima quantità di soldi pubblici destinati al ciclismo.
L’associazione “Ciclismo di Marca Treviso-San Vendemiano” nasce nel 2004, composta da soli enti pubblici. Tra i fondatori la Provincia di Treviso, che assieme al comune di San Vendemiano e di Treviso costituiscono questa associazione con lo scopo di organizzare le tappe del giro d’Italia che interessano il territorio provinciale e attività collaterali. Nelle intenzioni e nello statuto l'associazione era aperta all'ingresso di altri enti pubblici e aveva una scadenza, rinnovabile, a fine 2010 (rinnovata fino al 2040). Fin dalla sua costituzione presidente dell'associazione è l'onorevole leghista Guido Dussin.
Questa associazione è anche la destinataria di un contributo, proposto da Dussin e inserito tra le centinaia di commi della finanziaria 2007, che per i mondiali di ciclismo su pista del 2012 a Treviso destina 30 milioni di euro (2 all’anno per 15 anni) per accendere un mutuo per la realizzazioni delle opere necessarie. Per l'80% si prevede che vengano utilizzati per la costruzione di un velodromo.
Sia per il contributo dei 500.000,00 euro del 2005 che per i 30 milioni del 2007, artefice degli emendamenti a livello parlamentare è quindi lo stesso onorevole che poi gestirebbe quei soldi come presidente dell'Associazione Ciclismo di Marca. E li gestisce non con i criteri di una pubblica amministrazione, ma quelli di una semplice associazione i cui altri soci sono gli amici leghisti Gobbo e Muraro, e che ha come segretario un altro leghista, Nicola Cecconato. In pratica, soldi pubblici gestiti in forma privata. Probabilmente sarà tutto lecito e consentito, ma non ci è mai parso che si tratti di un esempio di gestione particolarmente trasparente dei soldi pubblici. Il Comune di Treviso aveva già individuato nell’area Servizi Treviso il luogo dove realizzare il velodromo, all’interno di una struttura polivalente dedicata allo sport.Ora i 30 milioni sono tornati nella disponibilità della Federazione Ciclistica, alla quale giungono ora diverse proposte su dove realizzare il velodromo. in particolare da parte del centro Le Bandie di Mosole. Guido Dussin, che non è più parlamentare ma è anche vicesindaco di San Vendemiano, chiede invece che il velodromo venga realizzato nel suo comune. E punta il dito contro le incertezze del Comune di Treviso: «Le baruffe trevisane dell’amministrazione del capoluogo hanno fatto perdere tre anni, adesso spero proprio sia la volta buona e che non ci siano più intralci» dichiara, «tantomeno l’ipotesi della cava Mosole che piace tanto a Gentilini. Sarebbe gravissimo portare avanti due progetti, dopo il tempo perduto. E mi devono spiegare perché 30 milioni di fondi pubblici dovrebbero essere investiti su un terreno privato» (secondo quanto riporta la Tribuna di Treviso). A Treviso del velodromo si parla fin dal 1985,e Gentilini l’aveva annunciato imminente nel suo primo mandato. Poi non se ne fece nulla. «Il velodromo – dichiarava Gentilini nel 2007 - è l’unica mia sconfitta in 14 anni di politica. Era tutto fatto, tutto pronto, poi per colpa delle demenzialità progettuali di chi lo aveva disegnato è tutto andato in fumo. Ma il terreno per il velodromo è ancora lì, nessuno l’ha toccato e lo toccherà. Siamo pronti». Poi lo stesso Gentilini nel 2009 dichiarava che il velodromo non serve: “Non ci servono cattedrali nel deserto, queste cifre vanno spalmate sulla nostra terra, che ne ha tanto bisogno”. Grande confusione sotto il cielo, in definitiva.Siamo insomma di fronte a due fallimenti. Il primo, quello di questa anomala associazione messa in piedi da leghisti per gestire senza tanti intralci un bel po’ di milioni di soldi pubblici. Il secondo, quello della gestione leghista del comune di Treviso, che nonostante diverse inaugurazioni e diversi progetti, non è riuscito a realizzare quanto più volte promesso.
Ora ci chiediamo:
Nel frattempo, la Associazione ha fatto spendere soldi pubblici inutilmente per la sua permanenza in vita ? Quanti soldi pubblici detiene ancora in pancia l’Associazione e come saranno destinati al suo scioglimento ? Su questo e su altro chiederemo spiegazioni nel prossimo Consiglio Provinciale, visto che in Commissione Sport le risposte non sono arrivate.
L’associazione “Ciclismo di Marca Treviso-San Vendemiano” nasce nel 2004, composta da soli enti pubblici. Tra i fondatori la Provincia di Treviso, che assieme al comune di San Vendemiano e di Treviso costituiscono questa associazione con lo scopo di organizzare le tappe del giro d’Italia che interessano il territorio provinciale e attività collaterali. Nelle intenzioni e nello statuto l'associazione era aperta all'ingresso di altri enti pubblici e aveva una scadenza, rinnovabile, a fine 2010 (rinnovata fino al 2040). Fin dalla sua costituzione presidente dell'associazione è l'onorevole leghista Guido Dussin.
Questa associazione è anche la destinataria di un contributo, proposto da Dussin e inserito tra le centinaia di commi della finanziaria 2007, che per i mondiali di ciclismo su pista del 2012 a Treviso destina 30 milioni di euro (2 all’anno per 15 anni) per accendere un mutuo per la realizzazioni delle opere necessarie. Per l'80% si prevede che vengano utilizzati per la costruzione di un velodromo.
Sia per il contributo dei 500.000,00 euro del 2005 che per i 30 milioni del 2007, artefice degli emendamenti a livello parlamentare è quindi lo stesso onorevole che poi gestirebbe quei soldi come presidente dell'Associazione Ciclismo di Marca. E li gestisce non con i criteri di una pubblica amministrazione, ma quelli di una semplice associazione i cui altri soci sono gli amici leghisti Gobbo e Muraro, e che ha come segretario un altro leghista, Nicola Cecconato. In pratica, soldi pubblici gestiti in forma privata. Probabilmente sarà tutto lecito e consentito, ma non ci è mai parso che si tratti di un esempio di gestione particolarmente trasparente dei soldi pubblici. Il Comune di Treviso aveva già individuato nell’area Servizi Treviso il luogo dove realizzare il velodromo, all’interno di una struttura polivalente dedicata allo sport.Ora i 30 milioni sono tornati nella disponibilità della Federazione Ciclistica, alla quale giungono ora diverse proposte su dove realizzare il velodromo. in particolare da parte del centro Le Bandie di Mosole. Guido Dussin, che non è più parlamentare ma è anche vicesindaco di San Vendemiano, chiede invece che il velodromo venga realizzato nel suo comune. E punta il dito contro le incertezze del Comune di Treviso: «Le baruffe trevisane dell’amministrazione del capoluogo hanno fatto perdere tre anni, adesso spero proprio sia la volta buona e che non ci siano più intralci» dichiara, «tantomeno l’ipotesi della cava Mosole che piace tanto a Gentilini. Sarebbe gravissimo portare avanti due progetti, dopo il tempo perduto. E mi devono spiegare perché 30 milioni di fondi pubblici dovrebbero essere investiti su un terreno privato» (secondo quanto riporta la Tribuna di Treviso). A Treviso del velodromo si parla fin dal 1985,e Gentilini l’aveva annunciato imminente nel suo primo mandato. Poi non se ne fece nulla. «Il velodromo – dichiarava Gentilini nel 2007 - è l’unica mia sconfitta in 14 anni di politica. Era tutto fatto, tutto pronto, poi per colpa delle demenzialità progettuali di chi lo aveva disegnato è tutto andato in fumo. Ma il terreno per il velodromo è ancora lì, nessuno l’ha toccato e lo toccherà. Siamo pronti». Poi lo stesso Gentilini nel 2009 dichiarava che il velodromo non serve: “Non ci servono cattedrali nel deserto, queste cifre vanno spalmate sulla nostra terra, che ne ha tanto bisogno”. Grande confusione sotto il cielo, in definitiva.Siamo insomma di fronte a due fallimenti. Il primo, quello di questa anomala associazione messa in piedi da leghisti per gestire senza tanti intralci un bel po’ di milioni di soldi pubblici. Il secondo, quello della gestione leghista del comune di Treviso, che nonostante diverse inaugurazioni e diversi progetti, non è riuscito a realizzare quanto più volte promesso.
Ora ci chiediamo:
Nel frattempo, la Associazione ha fatto spendere soldi pubblici inutilmente per la sua permanenza in vita ? Quanti soldi pubblici detiene ancora in pancia l’Associazione e come saranno destinati al suo scioglimento ? Su questo e su altro chiederemo spiegazioni nel prossimo Consiglio Provinciale, visto che in Commissione Sport le risposte non sono arrivate.
domenica 17 marzo 2013
Disagio sociale, la Provincia tenda una mano
Disoccupazione,
precariato, contrazione dei consumi, rapida crescita della povertà,
dilatazione delle zone di vulnerabilità della stessa sfera emotiva
di persone che molto spesso oggi portano a tragiche
conseguenze, hanno reso drammatica la crisi economica,
alimentata dalla politica del governo Berlusconi, e che ha ricevuto
il colpo di grazia da Monti, il proconsole insediato in Italia
dalla Merkel per realizzare l’austerità fiscale. Una politica di
austerità, fatta di drastici tagli delle spese e di un aumento
delle tasse, perverso, perché ha infierito solo sui ceti
più deboli, della quale si era innamorata l’Europa,
Un’austerità miope, al
servizio dei poteri forti, che oggi, da quegli stessi che l’hanno
voluta ed imposta, è considerata fallimentare. La stessa Commissione
europea che l’ha imposta, oggi ammette di aver sottovalutato i
danni che avrebbe provocato, mentre ieri è rimasta sorda al
richiamo di quanti mettevano in guardia che il taglio delle spese e
l’aumento della pressione fiscale avrebbe finito per aprire
ulteriori ferite ad economie depresse che già stavano attraversando
gravi difficoltà, avrebbe portato alla scomparsa di migliaia di
aziende, contratto la domanda di beni e servizi, avrebbe fatto
esplodere la disoccupazione, avrebbe reso incerta la speranza nel
futuro di milioni di giovani.
E in questo scenario, che
oggi pesa come una cappa di piombo sui ceti meno abbienti, sulle
imprese, sui giovani, sui pensionati, su un paese dove si sono
fortemente indebolite le regolazioni collettive e la protezione
sociale, sono entrate prepotentemente in scena le stringenti
regole di bilancio imposte dall’Europa la cui applicazione, secondo
l’opinione diffusa degli economisti, genera conseguenze
estremamente negative sull’Italia. Il governo Monti, con l’appoggio
dei due terzi del parlamento, le ha materializzate, inserendo perfino
il patto di stabilità nella Costituzione, ignorando quanto
esso sia dannoso e sbagliato.
Lo Stato e le
amministrazione pubbliche non possono, infatti, spendere più
di quanto incassano in un contesto in cui molti enti locali
indebitati sono stati messi dalla legge, che ha sostanzialmente
sospeso la loro autonomia finanziaria, di fronte a due alternative, o
tagliare i servizi pubblici, oppure aumentare le tasse. Con quali
conseguenze? Un ulteriore impatto negativo sui cittadini, che è
durissimo per le fasce dei meno abbienti e che ha generato un
disagio sociale che mette in discussione nell’individuo perfino le
stesse certezze esistenziali. Di fronte a situazioni economiche
insostenibili, molte persone, infatti, trovano nel suicidio l’unica
via di uscita. La perdita del posto di lavoro, le difficoltà
di saldare i debiti sono le ragioni che nello corso anno 89
persone hanno deciso di chiudere con questa vita. Sono i suicidi
della crisi.
E la regione italiana, che
è più colpita da queste tragedie, è proprio il Veneto dove la
crisi economica fa strage di imprenditori e persone licenziate o che
non riescono a trovare lavoro.
In questo scenario di
fragilità sociale, le forze politiche hanno il dovere, con umiltà,
di farsi carico delle proprie responsabilità; debbono dire con
chiarezza che l’austerità, il patto di stabilità danneggiano
inesorabilmente i cittadini, rende impotenti le
amministrazioni locali per affrontare un qualsiasi nodo della
crisi e che perciò il loro dovere prioritario è quello di agire per
allentare la morsa che tiene in ostaggio del patto di stabilità i
diversi miliardi che sono nelle casse degli enti locali, ma che non
possono essere spesi, non possono essere utilizzati per realizzare
opere pubbliche, creare posti di lavoro, mantenere i servizi ai
cittadini.
Gli amministratori locali,
che sono i primi sensori di questo diffuso malessere perché
partecipi quotidianamente della vita dei cittadini, possono
svolgere un ruolo strategico perché sono la prima e più
diretta istanza su cui si riversano le attese e le speranze dei
cittadini.
Perciò la nostra
Provincia deve assumere concrete iniziative per un attivo e fattivo
contributo di solidarietà sociale per prevenire, alleggerire, farsi
carico delle forme di disagio sociale connesse alla crisi
economica e occupazionale.
Secondo gli ultimi ultimi
dati diffusi dall’ISTAT sulla POVERTA’ IN ITALIA anno 2011,
l’11,1% delle famiglie italiane è relativamente povero (per un
totale di 8.173 mila persone) di cui il 4,3% delle famiglie
venete. Sempre secondo questi dati, il 5,2 % (3.415 mila persone) lo
è in termini assoluti (il 3% circa residente in Veneto ). La soglia
di povertà relativa, per una famiglia di due componenti è
pari a 1.011,03 euro al mese.
Sono cifre allarmanti che
purtroppo fotografano quella che era la realtà del 2011, mentre lo
scorso anno, definito “annus horribilis”, la situazione è
nettamente peggiorata e oggi, come dicono tutti gli indicatori, è
in drammatico progress. La Provincia non può e non deve,
perciò, restare inerte, non può essere solo spettatrice
“dolente” e impotente, ma deve assumere un ruolo importante per
andare incontro, nei limiti delle sue competenze, alla
drammatica “emergenza” che si registra, anche nella nostra
provincia, dove aumentano in maniera esponenziale le aziende che
chiudono, il numero dei disoccupati e, purtroppo anche i suicidi
della crisi. Situazione che è stata già evidenziata nelle audizioni
della Caritas Provinciale e di altre Associazioni di assistenza
laiche che hanno messo in evidenza con chiarezza, le reali necessità
di un aiuto economico urgente e concreto.
Una iniziativa, che
valorizzerebbe il sentimento di solidarietà sociale dell’intero
Consiglio Provinciale, è quella del Microcredito per i lavoratori
dipendenti, pensionati, ex lavoratori dipendenti e studenti
lavoratori ed imprenditori . La forma di sostegno già esiste nella
Provincia di Treviso ma è finanziata con una somma esigua (circa 50
mila euro) e che è limitata alla categoria degli imprenditori ed ex
e in un numero molto esiguo di utilizzatori.
E’ urgente,
invece, che venga istituito un fondo di Microcredito di 500.000 euro,
in convenzione con un Istituto di Credito, disciplinato da un
apposito regolamento del Consiglio provinciale, che conceda
piccoli prestiti “sociali” restituibili in due-tre anni con
piccole rate, flessibili per quanto riguarda le scadenze e senza
l’onere degli interessi. Le restituzioni andrebbero ad alimentare
il fondo consentendo ad altri di potervi accedere. Sarebbe una mano
tesa a chi ha bisogno.
Un’altra iniziativa
di solidarietà sociale è l’istituzione di un fondo Anticrisi, di
1.000.000 Euro, gestito direttamente dalla
Provincia per il finanziamento degli Enti di Assistenza di
volontariato maggiormente presenti nella Provincia di Treviso e
regolato da un apposito bando da istituire entro l’anno corrente.
Il relativo finanziamento si otterrebbe dalla dismissione di n.
229.472 azioni della SAVE Spa, riducendo di fatto del 50% la
partecipazione della Provincia nella compagine azionaria della
Società Aeroporti Venezia.
Una
buona proposta da affiancare al numero verde regionale potrebbe
essere anche la realizzazione di percorsi di “ Auto Mutuo
Aiuto “ sul esempio di quelli appena creati a Milano attraverso
un accordo tra l'assessorato alle Politiche del Lavoro del Comune e
la Camera del Lavoro. Si tratta di realizzare dei percorsi di
supporto alle persone che perdono il lavoro. Spazi di confronto e
dialogo per sostenere anche psicologicamente le persone disoccupate ,
inoccupate od in cassa integrazione con lo scopo di potenziare i
servizi di riqualificazione professionale e di ricerca attiva del
lavoro già operanti presso le sedi comunali.
Nello
specifico, la perdita del lavoro provoca forme di depressione che
rendono più complessa anche la ricollocazione sul mercato. L'auto
mutuo aiuto si è rivelato un utile strumento per mettere le persone
in difficoltà lavorativa nella giusta condizione psicologica e
coglie un bisogno diffuso, quello cioè di farsi carico di un
malessere crescente, e rende più efficaci gli altri strumenti del
mercato del lavoro.
I gruppi ospiteranno persone selezionate attraverso la banca dati del Servizio supporti attivi per il lavoro o indicate dai sindacati. E' previsto anche l'invio di candidati da associazioni e agenzie della rete con cui il Comune collabora abitualmente. Il settore lavoro metterà a disposizione delle operatrici, con competenze di ascolto attivo, per favorire il reinserimento nel mercato del lavoro dei soggetti partecipanti.
I gruppi ospiteranno persone selezionate attraverso la banca dati del Servizio supporti attivi per il lavoro o indicate dai sindacati. E' previsto anche l'invio di candidati da associazioni e agenzie della rete con cui il Comune collabora abitualmente. Il settore lavoro metterà a disposizione delle operatrici, con competenze di ascolto attivo, per favorire il reinserimento nel mercato del lavoro dei soggetti partecipanti.
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venerdì 15 marzo 2013
Perchè questo blog?
L’Italia è dentro un tunnel: precarietà, disoccupazione, povertà crescente, insicurezza, mancanza di diritti, burocrazia inefficiente, pressione fiscale alle stelle, territorio aggredito e cementificato, inquinamento. La Provincia di Treviso non si salva dalle difficoltà, abbiamo la più alta percentuale di suicidi riferibili a problemi di lavoro, segno di una montante difficoltà del sistema economico a sopravvivere a questo frangente drammatico della nostra vita nazionale. Le imprese chiudono, i salari si riducono, i contratti si precarizzano, gli enti locali sono alla canna del gas. Insomma, siamo nel mezzo di un processo di impoverimento collettivo e di perdita delle sicurezze che decenni di crescita avevano consentito alla nostra comunità di assicurarsi.
La soluzione a questa situazione non sta nel disfarsi delle pubbliche amministrazioni, ma nel farle funzionare al meglio ed esigere risposte ai bisogni più immediati e alle necessità di più lungo respiro per uscire al più presto da questa fase. Interpretiamo la nostra presenza nell’istituzione provinciale come un obbligo all’impegno per costruire risposte, e per controllare e vigilare sulla equa e corretta gestione del patrimonio e delle risorse pubbliche.
La soluzione a questa situazione non sta nel disfarsi delle pubbliche amministrazioni, ma nel farle funzionare al meglio ed esigere risposte ai bisogni più immediati e alle necessità di più lungo respiro per uscire al più presto da questa fase. Interpretiamo la nostra presenza nell’istituzione provinciale come un obbligo all’impegno per costruire risposte, e per controllare e vigilare sulla equa e corretta gestione del patrimonio e delle risorse pubbliche.
Attraverso questo blog intendiamo dar conto del lavoro del gruppo di SEL all’interno del Consiglio Provinciale, e più in generale offrire un contributo di conoscenze e trasparenza per il dibattito pubblico sul futuro della nostra provincia. Niente a che vedere con le cortine fumogene del Piano Strategico, per il quale la Giunta Zaia e poi Muraro bruciarono risorse pubbliche in una inutile operazione di marketing, ma bensì un ragionamento pragmatico sulle cose da fare e su quelle da non fare, nell’immediato, per alleviare la enorme sofferenza sociale, dare una mano alla ripresa del ciclo economico e dell’occupazione, tutelare il patrimonio ambientale e culturale, elevare il livello di libertà e di cultura delle nostre comunità.
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